Bauhaus 1919-2019: due esperienze calabresi per il centenario

di Maria Lorenza Crupi e Pasquale Iaconantonio

Immagine dell’allestimento a Catanzaro, a cura di Pasquale Iaconantonio/Istmo Architecture/Giulia Brutto;

La nascita, nel 1919, della scuola Bauhaus a Weimar, in Germania, è stato un evento che ha cambiato profondamente le sorti dell’arte e dell’architettura del Novecento. Una breve vita la sua − la pressione del regime nazista ne determinò la chiusura già nel 1933 – ciononostante, l’eco di quel fenomeno, di quell’idea, capace di esprimere modelli prodigiosi di razionalità coniugata alla sfera creativa, è tutt’ora vivida:[1]

Immagine dell’allestimento a Catanzaro, a cura di Pasquale Iaconantonio/Istmo Architecture/Giulia Brutto;

PERCHÉ il Bauhaus è così importante? 1. Perché ha coraggiosamente accettato la macchina come strumento degno dell’artista. 2. Perché ha affrontato il problema del buon design per la produzione di massa. 3. Perché ha riunito nella sua facoltà più artisti di grande talento di qualsiasi altra scuola d’arte del nostro tempo. 4. Perché ha colmato il divario tra l’artista e il sistema industriale. 5. Perché ha abbattuto la gerarchia che aveva diviso le arti “belle” da quelle “applicate”. 6. Perché distingueva tra ciò che si può insegnare (tecnica) e ciò che non si può insegnare (invenzione creativa). 7. Perché il suo edificio di Dessau è stato architettonicamente la struttura più importante degli anni Venti. 8. Perché dopo molti tentativi ed errori ha sviluppato un nuovo e moderno tipo di bellezza. 9. Infine, perché la sua influenza si è diffusa in tutto il mondo e oggi è particolarmente forte in Inghilterra e negli Stati Uniti.[2]

Dopo la caduta – allora parsa irrimediabile e definitiva – i semi di quel frutto dell’intelletto si sono dispersi dall’Europa all’America, germogliando per tutto il secolo scorso e diventando fonte di ispirazione per architetti, designer e artisti. L’Italia, nel periodo post-Bauhaus, ha vissuto un periodo florido di ricerca e innovazione nel campo dell’architettura, del design e della produzione industriale, come testimoniano numerosi esempi disseminati per il Belpaese. Un’influenza riscontrabile anche a livello accademico, in misura minore negli istituti tecnici professionali, e in maniera più marcata nei corsi universitari di architettura, design e comunicazione visiva. Non stupisce, dunque, che siano state numerose le iniziative per ricordarne il centenario dalla nascita. Nel panorama italiano, e in particolare in Calabria, si sono svolte due iniziative che avevano come finalità, da un lato, quella di ricostruire la storia della Bauhaus e di comprenderne i legami con un territorio così distante da quello di nascita, com’è appunto quello calabrese, dall’altro, attualizzarne gli insegnamenti.

Immagine dell’allestimento a Catanzaro, a cura di Pasquale Iaconantonio/Istmo Architecture/Giulia Brutto;

1. Bauhaus 100 / 1919 – 2019 al Museo MARCA di Catanzaro. La mostra Bauhaus 100 / 1919 – 2019. Dal movimento moderno al razionalismo in Italia, fino al concetto di design contemporaneo, curata dagli architetti Pasquale Iaconantonio e Giulia Brutto, promossa dall’Ordine degli Architetti P.P.C di Catanzaro, si sviluppava su tre sale, ciascuna delle quali simbolicamente abbinata a un colore primario (giallo, rosso e blu)[3]: la prima, ospitava una ricostruzione della storia della Bauhaus; nella seconda, ci si concentrava, invece, sulle influenze della scuola a Catanzaro, con il caso clamoroso del Grande Albergo Moderno in piazza Matteotti; infine, la terza, trattava del peculiare rapporto tra design e arti. Trovava inoltre spazio, nella corte del museo, una grande riproduzione dello schema circolare degli insegnamenti della Bauhaus.

Immagine dell’allestimento a Catanzaro, a cura di Pasquale Iaconantonio/Istmo Architecture/Giulia Brutto;

Per i curatori questo evento «è stato un regalo alla città di Catanzaro, la quale sembra aver smarrito quella tensione verso la modernità e l’innovazione che l’aveva contraddistinta nel secondo dopoguerra, dove operazioni architettonicamente coraggiose tentavano di annodarsi, anche nel centro storico, al filo dell’evoluzione urbana della città». Un filo che negli anni Venti del Novecento da Dessau arriva a Catanzaro, passando per una fiera campionaria a Lipsia, come ci ricorda Franco Zagari nel suo Danzando con Gropius, quando in gran segreto i progetti redatti dalla Bauhaus vennero portati nel capoluogo calabrese per dar vita al primo edifico moderno della città, il Grande Albergo Moderno appunto: tra i primi in cemento armato del capoluogo calabrese, la cui inedita ricerca formale non trova eguali in città. Può una mostra innescare processi di rigenerazione virtuosi? Se sì, si spera che gli effetti possano vedersi almeno in occasione del prossimo centenario.

2. Bauhaus Satellite+, un allestimento nel Dipartimento di Architettura dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria[4] La seconda esperienza sintetizza il lavoro condotto dagli studenti del corso di Composizione architettonica II, tenuto dalla prof.ssa Marina Tornatora, per gli spazi dell’Università Mediterranea, e s’ispira all’opera, in vetro sabbiato e vernice nera, di Josef Albers dal titolo Factory A, realizzata tra il 1925 e il 1926.[5] L’opera astratta di Albers gioca, intersecando, accostando e giustapponendo rettangoli e quadrati rossi, bianchi e neri in uno spazio minimo (27,9 x 35,6 cm). Configurazioni simili le ritroviamo anche nella produzione tessile coeva della moglie di Albers, Anni: nelle geometrie, ad esempio, di Wallhanging del 1925, drappo in seta, cotone e acetato o in quelle della serigrafia Study for an Unexecuted Wall Hanging (1926-1983).[6]

Delle composizioni degli Albers l’installazione reggina − che si sviluppa su circa 200 mq al piano terra del plesso di Architettura, tra l’ingresso della biblioteca, quello della caffetteria e la segreteria studenti − riprende, dunque, alcuni elementi fondamentali, li rielabora e li trasfigura in spazio da vivere. Qui i rettangoli Factory A diventano, infatti, sedute modulari, espositori, panche e tribuna, i quadrati dei totem, sgabelli e un tavolo in laminato. Si tratta di «un progetto collettivo», afferma la prof.ssa Tornatora, «elaborato nel 2019 in occasione del centenario della fondazione del Bauhaus, e inaugurato nel 2022, che ripensa uno spazio di passaggio del Dipartimento di Architettura, proponendolo come un luogo condiviso, aperto e multifunzionale dove gli studenti liberamente possono studiare, organizzare eventi, presentazioni e mostre».


3. Old/New Bauhaus: modello/varianti. Le due iniziative calabresi ci fanno riflettere su come sia possibile ricordare e attualizzare, anche in piccola scala, il portato di un’esperienza internazionale così significativa qual è la Bauhaus. E in grande scala? A questo interrogativo sembra voler rispondere la Commissione Europea con l’iniziativa New Bauhaus:

Il nuovo Bauhaus europeo esprime l’ambizione dell’UE di creare luoghi, prodotti e stili di vita belli, sostenibili e inclusivi. Promuove un nuovo stile di vita che concilia la sostenibilità con lo stile, accelerando così la transizione verde in vari settori della nostra economia (quali l’edilizia, l’arredamento e la moda) e nelle nostre società e altri settori della nostra vita quotidiana. L’obiettivo è fornire a tutti i cittadini l’accesso a beni circolari e a minore intensità di carbonio, che favoriscano la rigenerazione della natura e proteggano la biodiversità.[7]

L’operazione, si legge nel comunicato, s’ispira alla Bauhaus storica con l’obiettivo di creare “luoghi, prodotti e stili di vita belli, sostenibili e inclusivi”. Difatti, essa individua tre valori cardine: sostenibilità ambientale («dagli obiettivi climatici alla circolarità, all’azzeramento dell’inquinamento e alla biodiversità»);[8] estetica («qualità dell’esperienza e stile, al di là della funzionalità»); inclusione («valorizzazione della diversità, uguaglianza per tutti e accessibilità, anche economica»). Sono chiaramente propositi ampi, lo stesso aspetto dell’estetica non è così chiarito. Se si tratterà, poi, di una vera attualizzazione del portato della Bauhaus storica, servirà del tempo per dirlo: di certo, è necessario compiere dei tentativi “creativi” concreti. A tal proposito, si legge sempre nella comunicazione del settembre 2021 della Commissione: «La sfida consiste nel considerare questi tre valori − sostenibilità ambientale, estetica e inclusione − contemporaneamente per sviluppare le soluzioni creative che meglio rispondono alle esigenze delle persone a un costo complessivo inferiore».[9] Lo sviluppare “soluzioni creative” ci riporta al significato delle due esperienze calabresi. Ma cos’è la creatività? Interessante è la definizione che ne dà Bruno Munari: creatività come “ricerca sincera di varianti”. Una ricerca sincera di varianti che torna anche nel lavoro del Bauhausler già menzionato e cioè Josef Albers, il quale, intorno agli anni Quaranta, dopo un viaggio di ritorno dal Messico, concepisce proprio una serie dal titolo Adobe/Variant, la sua più grande serie di dipinti fino ad allora: circa un centinaio di quadri in oltre dieci anni. Le geometrie di questa serie di composizioni rettangolari − nelle quali a mutare sono le combinazioni di colori − evocano la forma di alcune architetture tipiche dei nativi del Sudovest americano, basse, disadorne, con aperture verticali e realizzate con un impasto di sabbia, argilla e acqua, appunto l’adobe.[10] Nel testo per la mostra del MoMA citato all’inizio, fra le risposte che vengono date alla domanda “Perché è il Bauhaus è così importante?” si legge, al punto 6: “Perché distingueva tra ciò che si può insegnare (tecnica) e ciò che non si può insegnare (invenzione creativa)”. Da qui l’importanza delle sperimentazioni concrete, sul campo, anche in ambito didattico: perché la creatività non si può insegnare, ma si può, e anzi forse si deve, sempre accompagnare. Ecco, i progetti calabresi, in particolare il secondo, sembrano quindi mostrare, come nelle parole di Munari e nella serie di Albers, una sincera ricerca di varianti, configurandosi essi stessi come varianti, e cioè come esempi che attualizzano un modello, lontano nel tempo e nello spazio eppure sempre vicino e contemporaneo. E la contemporaneità sta proprio nella capacità del modello di generare ancora varianti. Ogni attualizzazione necessita, tuttavia, di una critica. Probabilmente questa critica, nel caso della Bauhaus, avrebbe a che fare con la necessità, in parte richiamata dai progetti calabresi, di legarsi sempre al territorio, al contesto nel quale il progetto agisce: diversamente da quanto professava lo schema internazionalizzante dell’illuminata scuola tedesca. Soltanto così si potrebbe creare quel “luogo” auspicato anche dall’iniziativa della New Bauhaus. Ricordare un’idea, dunque, nel centenario dalla nascita della Bauhaus non è un’operazione retorica, ma piuttosto rappresenta il giusto riconoscimento di un patrimonio di ricerche assolutamente attuale che non deve essere disperso e che anzi deve essere arricchito da temi urgenti, e ormai intrinsechi nel processo progettuale, come la sostenibilità ambientale, la rigenerazione urbana radicata nel luogo, l’economia verde, circolare e etica. Temi che sono il logico sviluppo della proposta di Gropius, la cui razionalità e ottimismo possono essere ancora elementi di riferimento per chi vede nel progetto uno strumento di miglioramento sociale.

Bibliografia: Mies van der Rohe L., Gli scritti e le parole, a cura di V. Pizzigoni, Giulio Einaudi, Torino 2010. Commissione europea, Comunicazione sul nuovo Bauhaus europeo, 15 settembre 2021. Bayer H., Gropius W., Gropius I. (a cura di), Bauhaus 1919-1928, catalogo della mostra, New York, MoMA 1938. Zagari F., Danzando con Gropius. Piazza Matteotti a Catanzaro, Libria 2015. Fox Weber N., Bauhaus. Vita e arte di sei maestri del Modernismo, il Saggiatore, Milano 2019.

Crediti fotografici: per l’esposizione di Catanzaro foto di Fabio Lamanna,
per l’esposizione di Reggio foto di Alfredo Muscatello


NOTE. [1] Fu proprio Ludwig Mies van der Rohe, ultimo direttore del Bauhaus dopo il fondatore Walter Gropius e l’intermezzo di Hannes Meyer, ad affermare: «Il Bauhaus non era un’istituzione con un chiaro programma – era un’idea. E proprio perché era un’idea, penso, il Bauhaus ha avuto un’immensa influenza sulle scuole progressiste di tutto il mondo. Non si può fare una cosa simile né con l’organizzazione, né con la propaganda. Solo un’idea si diffonde così ampiamente» L. Mies van der Rohe, Gli scritti e le parole, a cura di V. Pizzigoni, Giulio Einaudi, Torino 2010, pp. 149-151. [2]  H. Bayer, W. Gropius, I. Gropius (a cura di), Bauhaus 1919-1928, catalogo della mostra, New York, MoMA 1938, seconda e terza di copertina. [3] Il richiamo qui, non solo nell’organizzazione delle sale ma anche nella grafica del manifesto, è alla stampa di Vasilij Kandinskij, Teoria dei tre colori primari applicata alle tre forme elementari, triangolo giallo, quadrato rosso e cerchio blu del 1923. [4] Progetto realizzato dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria (fondi POR Calabria FESR/FSE 2014-2020, Asse 11 – Obiettivo Specifico 10.5 – Azione 10.5.7) Laboratorio Landscape_inProgress dei prof.ri Marina Tornatora e Ottavio Amaro, Dipartimento Architettura e Territorio. Docenti, tutor, collaboratori: Marina Tornatora, Rita Elvira Adamo, Amin Ahmed, Blagoja Bajkovski, Alessandro De Luca, Lucia La Giusa, Moataz Samir, Maria Lorenza Crupi, Antonio Laruffa, Pasquale Iaconantonio, Matteo Milano, Cecilia Coppola. Elaborati degli studenti: Carla Albanese, Salvatore Avenoso, Michele Billé, Nicola Laurenti Bogdan, Martina Bruno, Mikhaela Cannizzaro, Lorenzo Castauro, Eliana Catalano, Edoardo Cavallaro, Melba Cedro, Giuseppe Chiarelli, Lucia Cicirata, Giorgia Condó, Grazia Condomitti, Fabiola Congi, Rita Corso, Ylenia Crea, Theresia Crispo, Francesca Crispo, Sara Cutri, Trisha De Rose, Francesco Del Rosario, Gianfranco Demasi, Damiano Di Bella, Claudia Falcone, Federico Filice, Manisha Fiumara, Annalisa Foti, Davide Gregorio Galante, Matteo Alessandro Gallo, Adele Gallo, Elvira Gatto, Ludovica Gelsomino, Ginevra Giannetto, Anna Ida Giordano, Antonio Grasso, Maria Guarnaccia, Lucia Guerrieri, Solidea Iannello, Giuseppe La Corte, Eleonora La Fauci, Martina La Mela, Danilo Labate, Daniela Laganà, Cristina Lanteri, Lucrezia Lazzaro, Maria Antonietta Ligato, Noemi Meli Balbocchino, Ahmed Ramadan, Aly Dalia, Magdi Dina, Salah Essawy, Antonio Grasso, Donia Elboghdady, Engy Farwiez, Mohamed Selim, Nadine Abouelfetouh, Nuran Mohamed Ezzat Farag Zikry, Omar Ashraf Sayed Mohamed Yassin, Omar ElHenedy, Yara Soliman, Ziad Mazen, Ioana mania, Mara Parincu. [5] Fra le altre iniziative organizzate dalla Mediterranea per il centenario si segnala Bauhaus. Le Arti, lo Spazio, il Corpo, giornate di studio organizzate dai Dipartimenti di Architettura dArTe e PAU insieme con l’Accademia delle Belle Arti di Reggio Calabria sul tema dello spazio architettonico e del rapporto tra le arti, con un focus sull’esperienza del laboratorio teatrale di Oskar Schlemmer. Curatori: Maria Lorenza Crupi, Paola Danaro, Jole Tropeano, Francesco Leto. Comitato scientifico: Raffaella Campanella, Tommaso Manfredi, Giancarlo Muselli, Gianfranco Neri, Ettore Rocca, Adolfo Santini e Francesco Scialò. [6] Per ricordare anche il contributo femminile nell’esperienza della Bauhaus, in occasione dell’inaugurazione dello spazio riallestito, l’8 marzo del 2022, è stato presentato il testo della storica dell’arte Anty Pansera, 494 Bauhaus al femminile. [7] Commissione europea, Comunicazione sul nuovo Bauhaus europeo, 15 settembre 2021, p. 2. [8] Ivi, p. 5. [9] Ibid. [10] «[U]na composizione rettangolare nella quale cinque colori solidi […] interagivano tra loro creando un movimento pulsante e ininterrotto» N. Fox Weber, Bauhaus. Vita e arte di sei maestri del Modernismo, il Saggiatore, Milano 2019, p. 429.


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