A QUALE CASA VORREMO TORNARE, ORA CHE SIAMO USCITI?

conversazione sull'abitare in trasformazione dopo la crisi, tra città, borghi e contrade

di Sophia Los

Gli spazi sono la scenografia delle nostre esperienze e ne sono complici
Il virus ha mostrato la fragilità dell’attuale stile di vita. Nelle città, le strade semi deserte si sono ripopolate da animali, e la natura ha iniziato a riprendersi spazio. Silenzio e cieli stellati, amicizie in quota tra dirimpettai. Improvvisamente, le piccole comunità sono apparse desiderabili a molti. 

In questo tempo di malattia e cura – malattia, non guerra – lo spazio è argomento centrale per proteggerci: distanza sociale e casa come riparo. Diventa evidente l’intreccio ineludibile tra luoghi e stili di vita. Il grande teatro della vita è costituito dagli attori – persone, animali, piante – e dai luoghi che ospitano emozioni ed esperienze. L’architettura  istituisce e governa relazioni fra persone e con l’ambiente. Crediamo sia utile riflettere su quale sia la forma di spazio adatto a uno stile di vita resiliente di cui si inizia a percepire l’urgenza, quali i bisogni e desideri emersi durante la lunga quarantena. Finalmente, ci siamo accorti che il problema ambientale non è del pianeta, ma nostro. Attualmente lo spazio viene descritto in termini sanitari, inadatti ad attivare e a rinnovare vitalità, serve reinventarlo. Si parla di quantità di spazio, non di qualità. 

Sulla base di queste riflessioni abbiamo organizzato martedì 5 maggio un webinar, a carattere divulgativo,  il primo di una serie che l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura ha programmato, sotto il cappello #iorestoacasaconlabioarchitettura .

Una conversazione multidisciplinare, a più voci, corale. Marco Guzzi, poeta, filosofo, fondatore del movimento Darsi Pace, ha introdotto il seminario, proponendo quella rivoluzione antropologica, umanistica, gentile , e al tempo stesso radicale, di cui è testimone diretto e che si basa sullo spostamento di paradigma da l’io-ego al noi. Per agire una trasformazione è necessario partire da sè, essere testimoni di un cambiamento. In questo periodo di riflessione, ha dominato la distrazione ovvero l’intrattenimento: un chiasso mediatico ha coperto il necessario silenzio che consentisse di far emergere la voce interiore.

La mappa delle parole: i partecipanti a un webinar sono silenziosi e non hanno volto, per non sollecitare la linea internet. Per coinvolgerli abbiamo chiesto loro la città d’origine e una parola significativa. Le immagini rappresentano la comunità presente al seminario. Oltre ai presenti, la diretta facebook ci ha consentito di raggiungere in tutto circa 1500 persone.

Quando descriviamo un luogo abitato, in genere, poniamo come  soggetto gli edifici, le costruzioni. Io vorrei proporre un ribaltamento. Il soggetto é il creato di cui le costruzioni sono riparo. Osservati e descritti in questo modo, emergono molti limiti dei luoghi costruiti, progettati per esprimere idee molto più che non per ospitare la vita, all’interno e all’esterno, generatori di comportamenti individualisti e non collettivi. Anche l’architettura sostenibile spesso, considerando gli edifici come oggetti, ai quali basta applicare dispositivi tecnologici, elude le conseguenze di molte scelte. Lottizzazioni e edifici isolati ne sono la rappresentazione. Proponiamo un’architettura che si ponga come sistema di relazione. In questo sicuramente ruolo centrale ha lo spazio esterno, civico, quella stanza senza soffitto, sulla quale tanto ha insistito Sergio Los, il cui intervento ha portato la discussione fino alle basi del sistema economico generale. 

Non è aggiungendo impianti che miglioreremo la qualità dello spazio, ma attraverso il progetto e l’ascolto. Sicuramente anche il mercato immobiliare inizia a segnalare maggior interesse nei confronti di una casa di qualità, non dormitorio, e i nuovi incentivi potranno rendere appetibili contrade e centri minori, come ha fatto emergere Federica Colpo, agente immobiliare. Gianluca Rosso, collega, socio e amico, con il quale abbiamo progettato il webinar, ci ha ricordato che servono crisi, per un risveglio. Da ormai 50 anni la cultura della progettazione sostenibile e bioclimatica sottopelle ha continuato a proporre modelli alternativi all’urbanizzazione corrente, studiando l’architettura spontanea e un’economia di filiera corta. Ora, terrorizzati dalla malattia, in modo istintivo, la reazione è stata la fuga. Ecco la rinnovata attenzione nei confronti di borghi decentrati, quelli del Bel Paese. I borghi non hanno un valore prettamente estetico ma rappresentino uno stile di vita, necessitano di cura, non di essere invase.  Ci sembra più utile portare i borghi nelle città, invece che trasferire le nostre brutte periferie in campagna, aumentare la resilienza dei quartieri riducendo la distanza tra casa, lavoro, servizi, assistenza sanitaria. Quanto si è dimostrata fondamentale, per esempio, la medicina del territorio in questo tempo!

Natasha F.Pulitzer, nel suo intervento, ha ricordato come nessun turista visiti le periferie, chiedendosi perché insistiamo a costruirle. “Borgo è il luogo delle comunità capace di produrre localmente per un consumo locale, e per attualizzarlo, è importante ragionare in termini di filiera. Solo così possiamo chiudere il cerchio, come nel periodo di pace dell’autarchia verde, si era dimostrato possibile: scarto zero era legge. Solo una cultura agricola è capace di ragionare in questi termini che oggi definiremmo sistemico. La misura dello spreco e della nostra dipendenza dalla globalizzazione si misura dalla spazzatura di casa nostra.” 

Abbiamo un enorme patrimonio, un paesaggio abbandonato o sottoutilizzato che necessita di cura ma non di invasione. In questa direzione si pone il Festival Biblico raccontato dalla Direttrice Roberta Rocelli che ha organizzato – covid permettendo – un evento a Pedescala, borgo della Valsugana, al quale l’Ordine architetti parteciperà con un workshop. Prezioso il contributo di Marco Bussone, presidente UNCEM, attualmente al tavolo di lavoro con il governo, per delineare strategie per i comuni montani. Ha concluso il seminario Marisa Fantin, con lo sguardo del pianificatore, proponendo la riflessione su tre parole, che lascio anche a voi come spunto di una vasta riflessione: individualismo, immaginazione, normalità.

Il webinar del 5 maggio 2020 è integralmente disponibile sul canale youtube dell’INBAR
https://www.youtube.com/watch?v=1XqHhrRbUn4&t=944s

Il seminario è pubblicato sul canale youtube dell’INBAR

Ospiti: 

Anna Carulli architetto, Presidente Nazionale INBAR, Marco Caserio architetto, Segretario Nazionale INBAR, delegato alla Formazione, Cristiana Rossetti architetto, Presidente sezione Verona di INBAR, Marco Guzzi – Poeta, Filosofo, fondatore del movimento Darsi Pace, Sophia Los e Gianluca Rosso, architetti – studio SOL architettura e paesaggio – PROGETTO ZERO ENERGY – L’ARCHITETTURA SOSTENIBILE, Federica Colpo, agente immobiliare, Roberta Rocelli, Direttore generale Festival Biblico, Marisa Fantin architetto urbanista Archistudio – già vicepresidente Istituto Nazionale Urbanistica, Sergio Los già professore di Composizione Architettonìca IUAV – Synergia progetti, Natasha F.Pulitzer architetto  – Synergia progetti, Marco Bussone – presidente UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montane).

Ringraziamo Didotech e Alchimia degli Eventi

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