Il Mediterraneo nel Design

Progetti di Vincenzo D’Alba per Kiasmo

La collezione Magnagrecia è costituita da frammenti classici come frammenti di un discorso archeologico. Il riferimento alle figure nere della pittura vascolare viene tradotto, attraverso il collage, in una forma priva di retorica, dando quindi una nuova visone e lettura alle figure del passato. Una operazione condotta in linea ai riferimenti del designer Vincenzo D’Alba, da sempre attento al rapporto tra storia e progetto.

Questa collezione parte dalla volontà di allestire uno spazio caratterizzato da una forte componente storica legata alla tessitura. “La Filanda” infatti è un ex setificio carico ancor oggi di tracce di un passato fatto di lavoro e singolari personaggi. Tutti questi elementi sono stratificati nella collezione e convivono come convive la storia con le sue contraddizioni.

1- L’incontro con il marmo è stato da subito un modo “naturale” di continuare, contemporaneamente, due grandi racconti indispensabili per la storia di Kiasmo. Un primo racconto riguarda la costruzione di un dialogo, sempre più unico e produttivo tra le imprese; un secondo racconto è riferito alla costituzione di una collezione attenta all’uso di materiali naturali e alla loro presenza nella storia dell’arte e dell’architettura. La storia tra Kiasmo e Sagevan Marmi ha, da subito, incarnato sia la dimensione collaborativa tra le imprese, sia quella prefigurativa di un progetto volto a ricostruire una iconografia perduta o, per certi versi, dimenticata. Da qui l’attenzione verso il mito, verso un mondo di immagini in grado di evocare nuove imprese. Per questo motivo, il marmo, nella sua imprevedibilità, si può considerare un materiale capace di restituire il “caos” della creazione e l’assolutezza della definizione.

2 – Proprio il “caos”, tema del primo libro de “Le Metamorfosi” di Ovidio, diviene l’elemento primigenio, da cui partire, per ricreare una storia del marmo. Le linee contenute in questo materiale restituiscono tanto una indicazione, una traccia, quanto una forma astratta, allusiva, di antiche e naturali metamorfosi. Incidere sulla superficie significa scontrarsi con la presenza inesorabile del tempo e della natura. Allora, anche gli altri libri dell’opera di Ovidio diventano rivelatori di questa antica contrapposizione: Prometeo, Dafne, Narciso, Ercole per citare alcuni che incarnano ancora oggi eterne visioni. Per questo motivo “Le Metamorfosi” diventano, anche letteralmente, un valore irrinunciabile per descrivere questo progetto.

Obelisco I. L’invito di Fabio De Chirico e Francesco Maggiore a partecipare a Land art 50 ha comportato l’ideazione di un progetto dove “assolutezza” e “ascolto” fossero inestricabili. L’obelisco è apparso da subito uno degli elementi più coerenti per costruire un dialogo con Monte Sant’Angelo. La cultura ipogeica unita alla dimensione paesaggistica creano un connubio assolutamente unico e profondo. Ad una lettura superficiale della città di Monte Sant’Angelo ne corrisponde una che parte dal profondo; attraverso questo percorso si incontrano varie testimonianze che obbligano contemporaneamente ad un ascolto della materia e della cultura religiosa del passato.

Non vi è dubbio che le incisioni nella pietra sono l’aspetto più naturale e artificiale del luogo. Questa ambivalenza tra ciò che è naturale e ciò che è innaturale crea un equilibrio quasi assoluto nel quale ritrovare il senso dell’arte e dell’architettura. Eppure non si tratta di un equilibrio consolatorio, al contrario, in esso si ritrovano segni tragici lasciati dal sacrificio e dalla devozione. Per questo motivo, l’obelisco nasce per porsi in maniera distaccata da questa “profondità” e riportare alla luce i segni tanto consumati quanto preziosi della storia. La morbidezza della pietra leccese ha permesso di rileggere dei gesti perduti e di ricostruire, o ricondurre, un passato ad una “storia di domani”. La collaborazione tra Kiasmo e Pimar ha permesso la realizzazione di un lavoro unico dove la perizia tecnica e la straordinaria capacità di attenzione e sensibilità hanno costituito un modus operandi in grado di consolidare un rapporto geografico e culturale tra imprese arte e cultura. Vincenzo D’Alba

Vincenzo D’Alba

Architetto, designer, illustratore. Ha svolto attività di collaborazione alla didattica per il Politecnico di Bari. Sue collaborazioni sono con il Fondo Francesco Moschini, con la Fondazione Gianfranco Dioguardi, con l’Istituto Centrale per la Grafica. Da AAM Architettura Arte moderna è invitato a partecipare alla serie “Duetti / Partite a scacchi sul disegno”. Ha disegnato con artisti e architetti e stilisti tra cui: A. Anselmi, C. Aymonino, M. Botta, M. Cucinella, D. Fo, M. De Lucchi, R. Moneo, L. Ontani, P. Portoghesi, F. Purini, A. Siza, A. Marras. Vince il Premio Giovani Architetti 2009 indetto dallʼAccademia Nazionale di San Luca; Dal 2011 è designer di Kiasmo. Sue opere si trovano nella collezione del Maxxi, nellʼAccademia Nazional di San Luca, nellʼIstituto Centrale per la Grafica, nella A.A.M. Architettura Arte Moderna e in varie collezioni private.

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