Sara Zanigni: collage tra memoria e design

Sempre curiosando in Instagram, uno straordinario repertorio di immagini contemporanee, mi imbatto in alcuni espressivi e originali collage. Li realizza Sara Zanigni, giovane architetto girovaga, come tanti suoi coetanei, per le città d’Europa che offrono più occasioni di quelle in patria a molti talenti creativi. Il lavoro di Sara colpisce, rispetto da altre esperienze simili, perchè racchiude al contempo semplicità, eleganza, stile ed espressività. Collage che esprimono prima di tutto il raffinato gusto dell’autrice, per il colore, le forme, il segno e le figure, in cui si mescolano natura, artificio, persone, flora, fauna, momenti e atmosfere suggestive, costruendo microcosmi sognanti, densi di memoria e significati. Sara Zanigni applica così la sua esperienza di architetto e ritaglia con le forbici, o il taglierino, come si faceva studiando architettura diversi anni fa, per comporre le sue scene grafiche analogiche, inoltre oggi si diverte a mixare le versioni digitali al computer, ma il fascino delle prime è senza dubbio insuperabile, e quelle che escono dalla “macchina” sono fresche, leggere, a tratti ironiche. E’ bella la storia che Sara racconta di sé, così le lasciamo spazio di descriverci il suo lavoro di ricerca, perchè di ricerca grafica, di design, artistica si tratta, senza alcun dubbio.

Memoria-uno
La-inestabilidad-del-equilibrio.

Visioni analogiche: “Creo collage analogici partendo da vecchie riviste che ho collezionato negli anni, ritagli di carta, fili, fiori secchi, cartoline. Conservo tutto gelosamente in una borsa di carta, che ormai mi ha seguita nei vari traslochi tra Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito. I collage analogici nascono da sensazioni che le immagini mi trasmettono. Dico sempre, che ognuno vede il riflesso di quello che sta vivendo sulla carta. Niente è casuale, tutto risponde ad un’idea che si va costruendo mano a mano ritaglio e incollo. Spesso, parto da un concetto e poi finisco creando qualcosa di totalmente diverso. Altrettanto spesso mi lascio trasportare dalle immagini e i collage prendono forma attraverso il significato che do ad ogni ritaglio.

In Memoria – uno, parte della serie Memorie, l’elemento chiave sono i fili al centro della composizione. Ho iniziato la serie senza sapere che cosa questi fili davvero rappresentassero, poi mentre cercavo la posizione migliore nell’immagine ne ho visto un simbolo della memoria. Il modo in cui si attorcigliano uno all’altro, si muovono con un soffio, e si adagiano sulla carta in modo casuale mi ha fatto pensare al tema dei ricordi e a come vanno e vengono. Mi piace pensare che questi fili, fissati solo con un piccolo pezzo di nastro adesivo, si muovano liberamente e che, chiunque decida di comprare questi collage, abbia poi la possibilità di adagiarli come meglio crede.

In Turismo, invece, il filo è un elemento secondario, con l’intenzione di rappresentare una sensazione di nostalgia per i viaggi turistici, dovuta alla situazione che stiamo attualmente vivendo. La protagonista è Santa Maria del Fiore, che si innalza al centro di un mare di carta. Turismo è una riflessione su che cosa siamo pronti a fare per scattare “il selfie perfetto” durante i viaggi turistici e su cosa, realmente, ci muove per il mondo. Testo e La inestabilidad del equilibirio sono invece due lavori in cui le parole completano e trasmettono il significato dell’immagine. A volte, quando compongo un collage, mi piace creare giochi visuali per stimolare l’osservatore. In Testo, le parole di questo scrittore, chiuso in un rettangolo, sfuggono dal libro e danzano liberamente sulla pagina, come la sua immaginazione. In La inestabilidad del equilibirio i due personaggi guardano l’osservatore con giudizio e sospetto. Non a caso, la forma geometrica è un triangolo appuntito, che sottolinea il carattere oscuro di questi personaggi. Tutta la composizione è un gioco di pesi tra figure, geometria e significato, che si spiega con il teso collocato sulla destra “la inestabilidad del equilibrio”.

CLOSE

Visioni digitali: “Questa selezione viene dalla challenge Februallage. Durante il mese di febbraio la comunità mondiale dei collagisti si unisce in una sfida di un mese, durante il quale si crea ogni giorno un collage basato sulla parola del giorno. Mi è sembrato interessante condividere questi collage perché mi hanno insegnato un metodo alternativo di lavoro. Prima di questa sfida non avevo mai creato lavori basati su una sola parola, quanto piú su concetti, ricordi, sensazioni. Dopo questa esperienza ho capito che a volte i limiti sono in grado di liberare la creatività, perché nel tentativo di trovare una soluzione al problema che viene posto, la mente esplora il concetto e ne spinge i confini, arrivando a risultati inaspettati.

HOME

Close parla della sensazione di essere vicini a qualcuno ed interagire con mascherine, che coprono la metà del volto. Parla anche di amici lontani, famiglie che non possono incontrarsi, e amori irrisolti. La pandemia globale sta mettendo alla prova sia le relazioni che il nostro mondo interiore, e la nostra capacità di affrontare la solitudine. Home è un esercizio visuale e vuole far sorridere l’osservatore. Durante il lockdown, chi più chi meno, tutti quanti siamo diventati parte del mobilio di casa. Così è nata Maggie MacCouch, una ragazza-poltrona che ci ricorda il lato comico della vita. Ideal è nato da ciò che ho letto nel momento in cui ho visto i due protagonisti di questo collage. Il testo a supporto ne spiega il significato, ovvero che non c’è una misura ideale del vestito che indossiamo, del corpo con cui siamo nati e della persona che vogliamo essere. Leaves è puro divertimento. Il collage non sempre nasconde un significato dietro ogni ritaglio, a volte il collagista vuole divertirsi e creare i mondi impossibili che riesce ad immaginare. Così è nato Leaves, da un gruppo di donne di mezza età che ho deciso di collocare durante il loro pic nic primaverile tra foglie d’insalata.

Nata il 12 marzo 1992 a Castiglione delle Stiviere (Italia), durante la sua formazione come Architetto inizia ad interessarsi alla grafica, cercando un modo per esprimere le sue emozioni. Sperimenta diverse tecniche artistiche come l’illustrazione e il disegno, fino a scoprire la tecnica del collage, che le permette di trasmettere ciò che sente in un modo visualmente stimolante.Attualmente risiede ad Edimburgo e lavora come graphic designer, dopo aver concluso una formazione di disegno grafico. Nei due anni precedenti ha vissuto a Saragozza (Spagna), lavorando come architetto nello studio Cronotopos Arquitectura e Grávalos-Di-Monte Arquitectos. Con quest’ultimo, ha collaborato al progetto presentato al Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2018. Ha ottenuto pubblicazioni dei suoi collage nella rivista Neutropia Magazine e The Bower Monologues. Un soggiorno Erasmus a Cracovia è diventato l’inizio della sua produzione di collage digitale, che le ha permesso di formalizzare il processo creativo, fortemente influenzato dalle emozioni personali. I collage evolvono con Sara; è infatti facile notare la differenza tra le complesse composizioni iniziali, con figure, forme geometriche e testi a supporto del messaggio, e quelle attuali, più raffinate, equilibrate, e che riflettono la maturità personale e professionale.  La produzione di collage analogico si sviluppa, invece, nei momenti di tranquillità e pace, che danno a Sara la concentrazione necessaria per poter trovare i pezzi giusti e le combinazioni corrette per trasmettere il messaggio racchiuso nell’immagine. Questi momenti coincidono, solitamente, con le visite alla sua città natale, che le permette di riconnettersi alle sue origini e approfondire l’analisi introspettiva che accompagna da sempre le sue opere.

Sara Zanigni portrait;
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