(h)ear di Sergio Fermariello

Il linguaggio arcaico e inconfondibile dell’artista si confronta con il tema dell’ascolto, individuale e collettivo, all’interno del Chiostro cinquecentesco di Santa Caterina a Formiello. A dominare la mostra, al di sotto della lanterna borbonica, una moltitudine di orecchie ci trasporta in un campo di grano (ear infatti in inglese significa orecchio ma anche spiga).

Un campo di grano come quelli di Arles tanto cari a Van Gogh che, a distanza di più di un secolo, diventano nuova ispirazione per Sergio Fermariello. Durante l’opening una performance incentrata sulla costruzione di queste ears, che verranno poi donate agli spettatori: un gesto di scambio fisico e metaforico dedicato alla cura dell’ascolto, importante oggi più che mai. “Al centro e in primo piano si colloca un’istallazione che rappresenta un grande campo di grano composto da oltre seimila steli in ottone – ognuno dei quali ripiegato va a creare, all’apice, un orecchio stilizzato – che sollecitati meccanicamente ondeggiano urtandosi gli uni con gli altri e producendo un suono che rievoca il frinire delle cicale. Al riferimento a Vincent Van Gogh, a cui l’artista è legato e che spesso è entrato in gioco anche in passato nella sua opera, si unisce un invito importante a porsi in ascolto.

“Ascoltare se stessi e ascoltare gli altri, un invito a “urtarsi” gli uni con gli altri perché come dice Fermariello “siamo come pietre: solo sfregandoci gli uni con gli altri produciamo scintille”. All’istallazione si unisce una serie di lavori pittorici in grande e medio formato, in cui l’artista ritorna al segno grafico elementare: ed è così che l’icona-guerriero distintivo di Sergio Fermariello, prende forma ripetutamente, creando un pattern percepibile solo se si osserva con particolare attenzione. Per focalizzare le forme e comprenderle il fruitore è quindi costretto a fermarsi. “Viviamo un periodo particolare, in cui è necessario compiere una riflessione. È importante recuperare il concetto del “qui e ora” – spiega Fermariello – sembra semplice ma non lo è. Il mio lavoro qui esposto invita alla riscoperta del ritmo originario, che è diverso per ognuno di noi.  Lo stato di perenne accelerazione in cui tutti viviamo ci impedisce di vedere i dettagli, di prestare ascolto. Chi si approccia con le mie opere è quindi “costretto” a scegliere di fermarsi, avvicinandosi e tendendo l’orecchio”, Chiara Reale (http://www.napoliclick.it/portal/arte/11701-h-ear-di-sergio-fermariello-elogio-della-lentezza.html)

Per info: info@madeincloister.it 081 18191601, Fondazione Made in Cloister Piazza Enrico de Nicola, 48 80139, Napoli, La mostra sarà aperta al pubblico fino al 31 dicembre 2020. Le foto sono di Francesco Squeglia.

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