La fotografia come strumento d’architettura.

Nell’incipit al celebre libro Imparare da Las Vegas. Il simbolismo dimenticato della forma architettonica, Robert Venturi, Denise Scott Brown e Steven Izenour enunciano una potente e sintetica dichiarazione: «imparare dal paesaggio esistente è, per un architetto, un modo di essere rivoluzionario». 

Non certo per attitudine alla rivoluzione – quanto, piuttosto, per umile tensione verso l’apprendimento e la ricerca – da anni osservo e fotografo il paesaggio agricolo siciliano con lo scopo di comprenderne ed estrapolarne i “caratteri salienti ed essenziali” che lo identificano. 

Faccio questo perché sono un architetto che – per dirla con Heidegger – “abita” un territorio e, in quanto “abitante”, cerca di stabilire con lo stesso territorio un dialogo, una relazione di “amicizia” progettuale. 

È per questo che uso la fotografia come strumento di ricerca e di progetto: essenziale e imprescindibile riferimento di indagine visiva, capace di condizionare le scelte e le forme dell’architettura. 

Fabio Guarrera (Leonforte, 1980)
Architetto e PhD in Composizione Architettonica (IUAV). Dal 2020 è ricercatore presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo. I suoi studi si concentrano su tre ambiti fondamentali di approfondimento: la dialettica tra progetto contemporaneo e “carattere” del paesaggio tradizionale (con particolare riferimento al tema dell’“ambientamento”); il rapporto tra figurazione e composizione nell’architettura del cosiddetto “altro moderno” (con specifico riferimento alla figura di Francesco Fichera);  il problema dei margini e delle centralità urbane nella città contemporanea. È autore di articoli, saggi monografici e curatore di mostre, workshop e convegni.

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BUONI PROPOSITI.