LA SPIAGGIA AL DI LA’ DELLA CITTA’
La spiaggia al di là della città si configura come una grande opera di Land Art in cui immergersi in uno spazio pubblico sperimentandone i nuovi usi possibili e delineando una nuova modalità di intendere la spiaggia, il mare e lo stesso concetto di spazio pubblico. Partendo dalle categorie progettuali della natura, il progetto rilegge lo spazio secondo una narratività che la ibrida con la cultura e con una storia ed un tempo immaginati: un’archeologia alla rovescia in cui gli elementi primigeni vengono rivelati ma mai completamente mostrati; la geografia delle rocce, i nuovi elementi naturali della pineta, la cultura nascosta del suolo pavimentato contribuiscono alla generazione di una nuova geografia urbana. La memoria, l’archeologia, il tempo e il mistero trovano una nuova tassonomia progettuale incentrata sul simbolico e il metaforico, piuttosto che sul logico e sull’analitico. Alla luce delle ricerche di Max Jammer, la spiaggia si configura così come uno spazio immersivo, sensoriale che segue dinamiche fluide e dinamiche, tipiche del mondo ecologico. Lontano da una visione statica e chiusa, il progetto risolve lo spazio secondo un processo aperto, in continua trasformazione, in grado di sperimentare nuove modalità di utilizzo che ribaltano in senso calligrafico le attrezzature, le infrastrutture e i dispositivi architettonici propri della riviera.
Elisa C. Cattaneo, Lavinia De Carolis, Gian Luca Mazza.
INTERNI QUOTIDIANI
Laura Fiamenghi. Gli “interni quotidiani”, nella loro eterogeneità, ci parlano delle minuscole pratiche di appropriazione che ogni giorno mettiamo in atto entro ed oltre i confini più o meno labili della nostra proprietà e che talvolta ci portano perfino a stravolgerne il reticolo formale originariamente imposto. La nostra identità si fonda sull’attaccamento ad una pluralità di manifestazioni spesso effimere, deboli, deteriorabili, eppure potenti, eloquenti e per questo meritevoli di essere celebrate. Non mi ritengo una fotografa e non mi è mai capitato di uscire con la specifica intenzione di voler fotografare qualcosa o di allestire un set. L’atto del fotografare è per me strettamente vincolato alla volontà di cristallizzare una normalissima quotidianità e spesso si manifesta come una necessità, quando lo sguardo sulla realtà mi restituisce un’immagine che vorrei poter riguardare.
IRONIE DI PELLE
Laura Fiamenghi, Camilla Malinverni, Gian Luca Mazza, (con la partecipazione di Cherubino Gambardella)
Nate a corredo della ricerca Busto e Pelle con la collaborazione del prof. Gambardella, sono due metaprogetti che sperimentano un recupero provocatorio attraverso le logiche di continuo paradosso e dialogia tra il Busto e la Pelle. La chiesa di Santa Maria al Monte dei Poveri, chiesa barocca in disuso all’interno del rigoroso Palazzo Ricca di via dei Tribunali, si trasforma nello spazio di sperimentazione delle logiche compositive della Pelle, mentre la chiesa in totale abbandono di San Pietro in vinculis diventa terreno per investigare le logiche di sovrapposizione ed aggregazione della Pelle.
Santa Maria al monte dei poveri diventa così ospite di una serie di dispositivi finalizzati a riattivare il dialogo col busto abbandonato trasformandone la sensorialità: gli elementi specchianti, carotaggi di opere di Jeff Koons, catturano e rifrangono la luce modificando la percezione visiva degli spazi interni in un continuo gioco di diaframma; la macchina metallica produce nuove logiche spaziali e percettive, tipiche della composizione architettonica: i solai si moltiplicano, le scale generano nuovi percorsi, giochi d’ombra imprevedibili. Elementi apparentemente deboli ricalcano le logiche compositive proprie del Busto.
La chiesa di San Pietro in Vinculis si trasforma invece nel teatro dell’aggregazione di dispositivi volti allo stravolgimento sensoriale attraverso l’accumulo di elementi deboli. Murata e fagocitata dal suo intorno, la condizione della chiesa viene portata all’estremo: impianti termici impongono una temperatura costante di 21°C, il rumore assordante dei condizionatori, la luce artificiale. Tempio dell’accumulo della tecnologia obsoleta tipica della Pelle, un tapis roulant rosa provoca la pigra catena di montaggio della carne patinata alla ricerca del corpo perfetto. Elementi deboli che nell’aggregazione modificano completamente la sensorialità dello spazio. Il Busto e la Pelle si ritrovano nella dimensione carnale, nella costante ricerca di perfezione artificiosa. Se Santa Maria al monte dei poveri ricongiunge la pelle al corpo nella sua dimensione spirituale della composizione, San Pietro in Vinculis lo ritrova nell’artificio e nell’ossessione per la sovrapposizione.
BIO, Studio Pigiama
Studio Pigiama è un collettivo di ricerca architettonica e design nato dall’incontro tra tre giovani architetti: Laura Fiamenghi, Camilla Malinverni e Gian Luca Mazza. Mosso dalla volontà di investigare il tema dell’inoperosità, da cui trae provocatoriamente il suo nome, studio Pigiama si pone come una think-tank dove immaginare nuovi scenari architettonici e urbanistici che abbiano al centro la sostenibilità sociale, politica, economica e ambientale. Laura, Camilla e Gian Luca si sono laureati con Elisa C. Cattaneo e Cherubino Gambardella al Politecnico di Milano e la loro attività professionale individuale spazia dalla curatela e progettazione di mostre, alla ricerca in campo urbanistico, passando per la progettazione architettonica e il design.